Detto tra noi

Sogno di una notte di mezza estate

martedì, 24 settembre 2024, 15:44

di fabrizio vincenti

Le dimissioni di Massimo Morgia da responsabile del settore giovanile rossonero non possono non trasmettere un senso di inquietudine e anche di frustrazione in tutti coloro che amano la Lucchese. Morgia non è uno dei tanti giocatori che sono passati da queste parti, Morgia ha incarnato e incarna, e dopo quanto fatto ancora di più, lo spirito con cui molta gente va allo stadio. Soffre. Gioisce. Sogna. Spende. Ci pensavamo nei giorni scorsi, da rientro da Ferrara e ci piacerebbe che i calciatori, molti giovani, capissero meglio cosa significa. C'è chi, come loro, è stato pagato per andare a farsi centinaia di chilometri e chi, come quel gruppo di irriducibili tifosi, spende e se ne ritorna in piena notte, con il lavoro che attende l'indomani. Direte: certo, ma per loro è lavoro. Verissimo, e anche per questo qualche volta non condividiamo le critiche o le richieste dei tifosi: avanzano richieste non tenendo conto del diverso status, uno status che porta i calciatori, per esempio, a girare il mondo per lavorare. Quello che importa è semmai dare tutto una volta che uno ha indossato una maglia e, se possibile, portarla sempre nel cuore.

Morgia lo ha dimostrato con per una vita cosa prova per la Lucchese. Per noi è indimenticabile una chiacchierata a bordo campo in un Pistoiese-Lucchese ormai di anni fa: "Non ce la farei a stare su quella panchina, soffro troppo". Parole che a distanza di anni continuano a lasciarci i brividi per la sincerità e l'amore che sprigionarono. Ecco perché in molti hanno visto una sorta di polizza assicurativa l'arrivo di Morgia nel settore giovanile rossonero, da decenni in coma profondo, ma del quale nessuna società ha mai voluto far a meno di riempirsi la bocca con dichiarazioni e intenti di rilancio. Chiacchiere, evaporate regolarmente ogni volta. Come chiacchiere sono state quelle del Gruppo Bulgarella che, da par suo, aveva scommesso sul settore giovanile una volta giunto a Lucca.

I fatti dopo un anno e più parlano chiaro: risultati del campo drammaticamente imbarazzanti a fronte di dichiarazioni roboanti (nella scorsa stagione "vinceremo il campionato Primavera" e amenità simili ), scelte spesso incomprensibili nell'arrivo di giovani calciatori talvolta da posti lontanissimi, illudendosi o illudendo che fossero chissà quali campioni. E ovviamente facendo lievitare i costi societari. L'unica cosa che in società non hanno mai smesso di chiedere sono gli impianti al Comune, e anche su questa questione Morgia, con le sue dichiarazioni, ha fatto un po' di giustizia ricordando che nel recente passato la società non si è opposta all'ipotesi di perdere del tutto l'Acquedotto. 

Ma Morgia ha detto di più: ha narrato episodi che speravamo non dovessero più ripetersi dalle nostre parti, ha parlato di squadre che vanno a affrontare la prima gara di un campionato professionistico in dodici: ripetiamo dodici giocatori, perché qualcuno in società, parandosi dietro un dipendente, non ha voluto pagare i premi di valorizzazione; ha parlato di trasferte da 24 ore o quasi in pullman, con magari un panino sull'asfalto di un parcheggio di un grill, per la seconda formazione rossonera, ovvero la Primavera. Soprattutto ha fatto capire che quel sogno covato, quel sogno di mezza estate che lui stesso ha carezzato per tanto tempo, era svanito. A lui va il nostro grazie sincero. Prima di tutto perché ha ricordato a tutti coloro che non sanno dove sta la dignità che prima di tutto viene quella. Anche il pane viene dopo. Ha creduto di farcela, e forse sin dall'inizio era chiaro che non sarebbe stato così troppi erano i segnali contrari, ma giù il cappello. 



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